Lenti a supporto accomodativo: cosa sono e quando servono

Hai sintomi quali stanchezza o irritazione oculare, mal di testa, dolore alla schiena o al collo? Potrebbero dipendere da un difetto di accomodamento della visione. Le lenti a supporto accomodativo sono la soluzione ideale

Se pensi di ritrovarti nella situazione descritta nell'articolo, dai un'occhiata alle nostre lenti π180. Grazie ad un accomodamento da vicino da +0.25 a +1.1 la tua messa a fuoco e il confort visivo torneranno ottimali.

Lenti Italiane - lenti supporto accomodativo

Siamo nel pieno della “Digital Life”: tra lavoro, studio, comunicazione con amici e intrattenimento siamo letteralmente dipendenti dallo schermo digitale di un computer, tablet o smartphone. Questo comporta un affaticamento eccessivo della visione da vicino, oltre che una pericolosa esposizione a fonti di luce blu nociva.

Si tratta di un disturbo talmente diffuso da essersi meritato un nome altisonante: computer vision syndrome. Per fortuna esiste una valida soluzione per i nostri occhi ed è nota come lenti a supporto accomodativo, alle volte indicate come lenti “anti-stress” (ma solo per gli occhi, per lo stress fisico e mentale bisogna ricorrere ad altro tipo di soluzioni

Come tutte le “sindromi” l’affaticamento visivo digitale, comporta precisi sintomi:

1) sensazione di occhi stanchi,

2) irritazione oculare,

3) difficoltà di messa a fuoco,

4) eccessiva sensibilità alla luce (meno frequente).

Spesso questi disturbi non si limitano alla visione ma provocano anche mal di testa e/o dolori alla schiena e al collo.

Dopo una giornata di studio o lavoro, soffri di uno o più di questi sintomi?

In questo caso il primo consiglio sarebbe quello di tentare di ridurre il numero di ore trascorse di fronte ad un dispositivo. Poiché è spesso impossibile adottare questo rimedio ciò che può aumentare il nostro benessere è usare un paio di lenti a supporto accomodativo.

Perché c’è bisogno di accomodare?

In realtà è lo stesso cristallino che ha il compito di “accomodare l’immagine” e lo fa modificando il potere refrattivo (la messa a fuoco) a seconda della distanza che c’è tra l’occhio e l’oggetto che stiamo osservando. Questo compito è svolto dal muscolo ciliare che si contrae e si rilassa aumentando o diminuendo il volume del cristallino e permettendo di mettere a fuoco correttamente gli oggetti che stiamo osservando, anche se sono posti a distanze diverse.

Con un eccessivo stress visivo, questo muscolo si stanca non consentendo al cristallino di svolgere correttamente il suo compito. Le lenti a supporto accomodativo sono progettate proprio ridurre il lavoro del muscolo ciliare e per consentirci di avere una visione ottimale con minor sforzo. Ricordiamo che più un oggetto è vicino più il muscolo deve ridurre il volume del cristallino (facendo più sforzo).

La differenza con lenti monofocali tradizionali riguarda la parte inferiore: essa è infatti potenziata come se fosse uno zoom artificiale e questo proprio per ridurre l’affaticamento dell’occhio (in quanto il muscolo ciliare è più rilassato).

Il risultato? Messa a fuoco ottimizzata e massimo comfort visivo.

Perché una lente ad accomodamento da vicino è di aiuto prima del passaggio a lenti progressive

Riassunto in due parole, le lenti ad accomodamento da vicino hanno due aree di visione, con correzioni diverse. La parte alta utilizza le gradazioni da lontano del portatore mentre nella parte inferiore vi è un’addizione che può variare da +0.25 a +1.10. Questo potere aggiuntivo in genere è valutato dall’oculista e dipende dall’età dell’individuo: più ci si avvicina ai 40 anni, più saremo in vista dell’insorgenza della presbiopia, maggiore sarà la necessità di “aggiungere” una gradazione per ridurre lo sforzo del muscolo ciliare.

In situazioni normali, ad esempio nel caso di uno studente universitario di 22 anni che trascorre molte ore al giorno su libri e computer, potrebbe bastare un’addizione di +0.25 o +0.40. Un quarantenne con un lavoro prevalentemente di ufficio potrebbe avere necessità di un’addizione di +1.00.

In questi casi di insorgenza della presbiopia, molti oculisti, tendono a non prescrivere direttamente una lente progressiva ma di consigliarne una con accomodamento per via del fatto che quest’ultima non possiede un “canale di progressione” e non richiede nessun adattamento nel passaggio da una lente monofocale.